roccia

04.08.2013 - Campanile Alto (2937m) - diedro N-W via Oggioni Aiazzi

Gruppo: Dolomiti di Brenta

Regione: Trentino

Località di partenza: Madonna di Campiglio (TN)

Struttura d'appoggio: Rif. Casinei e Rif. Brentei

Esposizione: Nord ovest

Sentieri percorsi: 318 e 305 (ferrata delle Bocchette Centrali)

Massima elevazione raggiunta: 2937 m

Dislivello Totale: 800 m (dal Rif Brentei)

Dislivello della via: 600 m

Difficoltà: V+, un passaggio di VI

Attrezzatura utilizzata: dotazione da roccia completa: serie di friends, martello e chiodi indispensabili

Tempi di percorrenza: 30 min all'attacco - 5/6 h. la via - 2h la discesa.

Descrizione generale
Il Campanile Alto è un'ardita e poderosa struttura di roccia posta tra la Busa degli Sfulmini a est e l'alta val Brenta a ovest.
Nettamente divisa a sud dal Campanile Basso per mezzo della bocchetta del Campanile Alto e un'altra struttura rocciosa chiamata la Sentinella. E' invece divisa dal complesso degli Sfulmini dallo stretto intaglio chiamato Bocchetta Bassa degli Sfulmini.
La cima è divisa da due cuspide distinte, di cui quella rivolta a sud è la più alta.
Salita per la prima volta nel 1885 dal bavarese Gottfried Merzbacher con la guida Bonifacio Nicolussi di Molveno, per il versante nord-est. Questo itinerario è oggi utilizzato come discesa e deposita direttametne sul sentiero delle Bocchette Centrali che permette il rientro al Rifugio Brentei, Rifugio Alimonta o Pedrotti.
La via sul diedro nord ovest è stata aperta dalla coppia Oggioni Aiazzi nel 1954 e rettificata con una bella variante che segue interamente il diedro nel '71 da Andreolli, Bazzi e Casiraghi.

Attacco, Descrizione della via
Dal Rifugio Brentei seguire il sentiero 318 che parte dalla Cappella subito dopo il Rifugio stesso in direzione della Bocca di Brenta. 20 minuti dopo circa sulla sinistra si apre il visibile e ampio anfiteatro detritico delimitato a destra dalla parete nord-ovest del Campanile Alto e poi dalla catena degli Sfulmini e dalla Torre di Brenta. Distinguibile alla sua estrema destra la famosa e aerea cresta ovest.
Una cinquantina di metri più in alto invece è distinguibile uno zoccolo posto verticalmente sotto al diedro che solca per la sua quasi totalità la parete stessa.
Aggirare o risalire direttamente il nevaio che probabilmente troverete alla base

1° - 2° - 3° tiro:
Risalire tra caminetti e piccoli diedri (con percorso non obbligato) con passi fino al III l'avancorpo e la paretina soprastante che portano appena sotto il marcato diedro visibile già dal basso dove abbiamo individuato un chiodo sfruttato per una sosta. (1 chiodo giunti alla cengia, niente sul percorso)

4° tiro:
Risalire un diedrino con bella fessura da superare in Dulfer (V-) per poi sempre in verticale in un caminetto al termine del quale, leggermente a destra, si trova una sosta con cordone vecchio (30m V- IV, presente solo la sosta).

5° tiro:
sempre in verticale per camino fessurato al termine del quale, con passo più impegnativo, si raggiungono dei gradoni chiusi tra 2 pareti dove abbiamo trovato un altro chiodo su una placca (30m, IV, nessun chiodo, sosta da rinforzare).

6° tiro:
in obliquo verso destra entrando in un diedrino accennato per poi risalire un camino più marcato e uscire a sinistra su un comodo e spazioso terrazzino con fessura verticale dove abbiamo fatto sosta su friends piccoli (25m, IV, nessun chiodo).

7° tiro:
ripartendo verso sinistra per risalti si raggiunge il grosso diedro che solca la parete sotto il tetto con massi incastrato che viene superato con passaggio atletico e schiodato ma ben proteggibile con friends grandi. Superato questo passo si sosta su comoda terrazza. Sosta interamente da costruire, utile un sasso incastrato (30m IV-, V, un passaggio di VI, nessuna protezione nonostante alcune relazioni parlino di un chiodo con anello a ridosso del diedro, e un chiodo di protezione per aiutarsi sotto al tetto).

8° tiro:
probabilmente ancora parte della variante si obliqua a destra per diedri inizialmente facili per poi impegnarci maggiormente su un secondo diedro verticale con uscita a destra aggirando uno spigoletto oltre il quale abbiamo sostato (35m IV, V, 3 chiodi e nessuna sosta).

9° tiro:
puntando la vistosa fessura che termina sotto il grande tetto, per gradoni abbastanza semplici fino a raggiungere un vecchio chiodo con anello che abbiamo usato per creare una sosta (25m IV-, 1 chiodo di sosta)

10° tiro:
puntare alla base della fessura con passaggi abbastanza semplici, poi giungere con movimenti atletici e difficoltà sostenute per i successivi 30m, al termine dei quali si trova una possibile sosta su una placchetta con 2 chiodi (molto scomoda) che abbiamo ingnorato, fin sotto il tetto dove abbiamo sostato (50m IV, V+, IV, 4 chiodi, 1 sosta intermedia).

11° tiro:
con traverso scomodo per mancanza di spazio sotto il tetto, ma facili movimenti, si esce verso sinistra per rimontare la placchetta e giungere alla cengia sopra il grande tetto e proseguendo per una deina di metri verso sinistra si trova un chiodo utile per la sosta (25m, II, IV-, 1 chiodo di sosta).

Da qui l'uscita in vetta dovrebbe essere molto semplice (max III), camminare verso sinistra sulla cengia, risalire un canalino (III), poi di nuovo camminando e per gradoni (I) si dovrebbe incontrare un altro canalino (III) che porta alla breccia tra le due vette.
Purtroppo questa descrizione sulla relazione in nostro possesso non era molto chiara e abbiamo sbagliato tergiversando un po' troppo sulla cengia incontrata e stando poi troppo a destra per ritrovarci sulla linea di salita della cresta ovest.
Senza raggiungere la vetta, causa orario oramai tardo, decidiamo di imboccare la via normale e scendere sul sentiero delle Bocchette Centrali.

Discesa
Dall'intaglio tra le due cime scendere un canalino facilmente disarrampicabile (II) e giunti sulla cengia tenere la sinistra (viso a valle) seguendo gli ometti e incontrando il grosso camino della normale dove è visibile la prima delle 5 doppie da 30 metri.
Giunti sul sentiero attrezzato delle Bocchette, aggirando interamente il Campanile Basso, in 1h e 30min al rifugio Brentei.

Note
Il percorso non sempre obbligato e le poche protezioni permetto una certa libertà di movimento. Nonostante la mancanza quasi totale di chiodi e soste, la linea è sempre logica.

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